DOCTOR FRANKENSTEIN liberamente tratto dal “Frankenstein” di M. Shelley

Il centro del lavoro è focalizzato sul rapporto tra i due personaggi, il dottore-creatore e il mostro-creatura e concentra l'azione in un momento ben preciso, un momento importante, critico, il moment

Il centro del lavoro è focalizzato sul rapporto tra i due personaggi, il dottore-creatore e il mostro-creatura e concentra l'azione in un momento ben preciso, un momento importante, critico, il momento in cui la creatura prende coscienza della sua condizione di alterità, della sua anomalia di creatura generata "oltre natura", in modo artificiale, senza storia, senza memoria, solo con una serie di desideri urgenti e forse irrealizzabili. Dall'altra parte, ossia dalla parte del dottore, il momento critico è rappresentato dal punto massimo di autoesaltazione, il momento in cui, vicino alla possibile definitiva riuscita del suo esperimento, vicino al raggiungimento della "perfezione", il delirio di onnipotenza raggiunge il parossismo e la sfida a Dio e alla natura raggiunge il suo culmine drammatico e il fallimento si pone come inevitabile. La scena è una stanza-laboratorio in cui si intravedono i precedenti esperimenti del Doctor: creature imperfette, inanimate, manufatti inutili, un luogo dove si intuisce l'irrefrenabile voglia di lasciare qualcosa ai posteri, di "registrare" l'accaduto, di documentare l'evento, quello della creazione, anche se innaturale, anche se mostruoso. È nello scontro tra queste due figure, tra queste due "umanità" malate, che si dipana l'azione drammatica, senza rinunciare a momenti di distaccata ironia, attimi di folle lucidità dei personaggi, spazi narrativi in cui porre domande e questioni "etiche" alte; questioni che sfuggono al controllo dei personaggi stessi, domande da porre con un sorriso, ma col rischio continuo di provare vertigini infinite. Lecce, Cantieri Teatrali Koreja